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La Gravidanza dopo la neoplasia, nasce il registro

di Francesco L. Giorgino
Presidente dell'Ass. Italiana Ginecologi Extra Ospedalieri (AGEO) e della Fed. Italiana di Ostetricia e Ginecologia (FIOG)

Il registro gravidanze e neoplasie nasce dall’esigenza di colmare un vuoto relativo alla sistematica raccolta delle informazioni relative a pazienti che affrontano una gravidanza essendo state in precedenza trattate per neoplasia maligna. Lo scopo è di estendere a tutti i colleghi ginecologi lo strumento da noi elaborato e già utilizzato per permettere la raccolta sistematica di tutte le informazioni relative a tali eventi”
. Da questo che vuole essere uno sforzo comune dovrà derivare una banca dati in grado di riversare a tutti i colleghi le informazioni e le conoscenze che ne possano derivare, al fine di rappresentare una base per il miglior counselling per le nostre pazienti.
Sono uno degli ideatori del Registro assieme ao colleghi Cesare Romagnolo e Tiziano Maggino dell’Unità Operativa di Ginecologia Oncologica, Ospedale dell’Angelo di Mestre Venezia (ASL 12). Il background di questa iniziativa è dato dal lavoro che da oltre 10 anni il gruppo, svolge in ordine al problema della fertilità e tumori, sottolineando l’importanza di dare un contributo al managment della gravidanza in pazienti in precedenza trattate per neoplasie.
In questo ultimo decennio, infatti, le ulteriori conoscenze sulla storia naturale delle neoplasie, la possibilità di modulare gli interventi terapeutici in relazione anche all’introduzione di nuovi approcci chirurgici, antiblastici, radioterapici e lo sviluppo delle tecnologie di fecondazione assistita hanno consentito di ampliare l’approccio alla filosofia conservativa della riproduzione in caso di necessità di trattamenti oncologici per neoplasie genitali ed extragenitali.
Le pazienti che lamentano un esaurimento precoce della funzione riproduttiva ed infertilità rappresentano spesso una “Emergenza Endocrino Riproduttiva”. Solamente negli Stati Uniti vengono diagnosticati 50.000 nuovi casi di tumori invasivi in donne di età inferiore ai 40 anni.
I trattamenti sono progressivamente divenuti più efficaci nell’ottenere la remissione completa e la cura. Una chemioterapia aggressiva, la radioterapia così come il trapianto di midollo possono assicurare un indice di cura >90%. Tuttavia, gli agenti alchilanti e le radiazioni ionizzanti possono indurre nella maggioranza di queste pazienti deficit gonadico prematuro. D’altro canto molte di queste pazienti hanno a disposizione un tempo estremamente breve per preservare la propria fertilità prima di iniziare la radioterapia, la chemioterapia o la chirurgia radicale demolitiva.
Al fine di gestire al meglio la situazione è necessario, quindi, assumere decisioni rapide ricorrendo anche alle più moderne tecnologie.
 Il congelamento degli embrioni  ora che la sentenza della Corte Costituzionale lo ha nuovamente permesso, è una procedura standardizzata e clinicamente codificata; lo stesso vale per la vitrificazione di ovociti. Se una paziente ha un partner e tempo sufficiente prima di iniziare il trattamento della neoplasia, può ricorrere a tali tecniche di “banking” della fertilità. Nelle pazienti affette da neoplasie della mammella, per esempio, tra la chirurgia e la chemioterapia intercorrono classicamente sei settimane, tempo che potrebbe essere sufficiente per completare la stimolazione ovarica e la fertilizzazione in vitro.
Tuttavia, in altri casi questo lasso di tempo può rappresentare un inaccettabile ritardo nell’inizio del trattamento della neoplasia”. Inoltre nei casi nelle pazienti in età pediatrica affette da tumori la stimolazione ovarica e la fertilizzazione in vitro non sono procedure clinicamente ed eticamente possibili. Per questi casi è auspicabile che i biologi, entrati nella nostra associazione FIOG come colleghi e partners insostituibili di chi si occupa della salute della coppia, approfondiscano gli studi sulla criopreservazione e stimolazione in vitro del tessuto ovarico.

A tutt’oggi si conosce ben poco di quanto succede in termini di ricerca di gravidanza, parti, aborti spontanei o volontari in un lungo periodo di osservazione dopo il trattamento per neoplasia. Solamente se questa popolazione viene seguita prospetticamente potrà meglio comprendersi il fenomeno fertilità dopo una neoplasia e, di conseguenza, gli specialisti saranno messi nelle migliori condizioni durante il counselling per il trattamento primario.
Per rispondere a questa richiesta è necessario considerare la necessità di curare la paziente, preservare la sua fertilità, dare informazioni non solamente sugli effetti della neoplasia e dei trattamenti sulla gravidanza, ma anche della gravidanza sulla neoplasia. Le pazienti devono essere informate sulle possibili alternative terapeutiche che abbiano lo scopo di essere meno aggressive nei confronti della fertilità residua ma, nel contempo, garantiscano analoghi risultati in termini di guarigione e sopravvivenza.

A tal fine è possibile scaricare la scheda per la raccolta dati dal sito A.G.E.O. www.ageo-federazione.it, oppure farne copia dal giornale ginecorama(Organo di informazione di FIOG, ISGE Italia e AGUI), Anno XXXI – N 3 – pag 11 -12, 2009, ricevuto da tutti i ginecologi italiani. La scheda con le informazioni raccolte “direttamente dalla paziente” potrà essere inviata per via postale o tramite fax al Dr Cesare Romagnolo- U.O. di Ginecologia Oncologica – Ospedale dell’Angelo, - Via Paccagnella – 30100 Mestre Venezia - Tel 041.9657422, Fax041.9657423 – Email: cesare.romagnolo@ulss12.ve.it .


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