Eterologa: mancano i fondi per i centri pubblici, ma nel privato tutto è prontodi Lamberto Coppola (*) l 9 aprile 2014 è terminato, grazie
alla decisione della Consulta, il lungo Calvario
durato ben 10 anni per le coppie infertili del nostro Paese, vale a dire il
divieto della fecondazione eterologa contenuto nella legge 40 del 2004 che era
fortemente discriminatorio e poneva i cittadini italiani in uno stato di
profonda inferiorità rispetto agli altri stati europei. Campagne
pseudomoralistiche di disinformazione hanno sempre dipinto questa pratica come
la scorciatoia di chi vuole un figlio scegliendo il colore degli occhi o dei
capelli o come il capriccio di chi in tarda età si è ricordato di desiderare
una maternità. Oggi inoltre la
situazione sociale ed economica costringe spesso le coppie a rimandare il
momento di mettere al mondo un figlio, non si tratta solo di egoismo e di volersi
godere la vita, ma di assenza di un lavoro, di difficoltà di poter avere una
casa e una situazione di indipendenza. Aumenta sempre più il precariato alla
soglia dei 40 anni e anche oltre. Come fanno queste persone a programmare una
famiglia? Oltre al problema economico, ci si mette a volte anche la fertilità,
che per una donna dopo i 35 anni e per l’uomo dopo i 40. Il potenziale di
fertilità in campo umano, ma anche negli animali, oggi sta calando
vorticosamente e ciò mi fa pensare ad un possibile insulto radioattivo misconosciuto
in periodo puberale, ricordiamoci infatti
che i soggetti che oggi ci chiedono aiuto sono “ i figli di Chernobyl!”. Il ministro Lorenzin ha previsto che la fecondazione eterologa fosse praticata non solo nei centri privati, ma anche nei centri pubblici a carico del servizio sanitario nazionale, poi ha preso tempo, facendo slittare improvvisamente il tutto. A mio avviso praticare l’eterologa nei centri pubblici almeno per ora è solo un’utopia! Credo infatti che dietro al rinvio del decreto ci sia soprattutto un problema di risorse. Le Regioni con la sanità al crac non se la possono permettere. Il trattamento costa e il governo Renzi non può permettersi di inserirla nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), garantendo ai cittadini la prestazione a carico del servizio sanitario nazionale. Dopo lo slittamento a sorpresa del
decreto attuativo per la procreazione medicalmente assistita tramite donazione
di gameti, è lecito dunque avere qualche dubbio sul perché di questo ritardo e
ora di fatto la tecnica potrà essere praticata nei centri privati, che
sicuramente garantiranno alle coppie benefit economici necessari, rendendo
quindi l’eterologa fruibile per la maggior parte degli utenti, che altrimenti
sarebbero ancora costretti a rivolgersi all’estero con costi sicuramente molto
più alti e con il disaggio del viaggio e della permanenza. La Consulta, abrogando il divieto di
eterologa, ha scritto chiaramente nella sentenza che non ci devono essere
discriminazioni fra le coppie “ricche”,
che comunque già potevano fare l'eterologa all'estero, e quelle “povere” che invece non se la possono
permettere. Nel decreto attuativo per l'eterologa, poi bocciato privilegiando
la più lenta via parlamentare, il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin aveva
quindi previsto una spesa per il 2014 di dieci milioni di euro. Per
l'istituzione del Registro Nazionale donatori era previsto uno stanziamento di
quasi 700.000 euro per il 2014 e di altri 150.000 per il 2015. Questi
fondi non bastano sicuramente a
garantire quella parità di diritti nell'accesso alle tecniche di fecondazione
assistita così come richiesto dalla Corte Costituzionale e, come al solito,
vanno a detrimento della qualità della prestazione. In generale la maggior parte
dei centri pubblici, tranne alcune encomiabili eccezioni, sono infatti in
carenza di personale, hanno tempi biblici per evadere le gare, non possono
dedicare il tempo necessario ad attuare la prestazione con scienza, coscienza ed
in alcuni recenti casi la necessaria esperienza nel settore. Bisognerebbe quindi bandire nuovi
concorsi e reperire personale specializzato, magari con esperienza acquisita
all’estero nel praticare la tecnica
eterologa sia per la donazione del seme maschile che per gli ovociti femminili,
ulteriore utopia questa con i tempi che corrono. I fondi previsti dalla Lorenzin qualora
ci fossero potrebbero forse bastare per le poche Regioni che non sono in rosso
ed che hanno i bilanci in pareggio, ma molte non saranno almeno per ora in
grado di sopperire alle spese. Bisogna infatti pensare
che alcuni clinici che attualmente dirigono centri pubblici si sono formati
come tali in questo decennio di oscurantismo intellettuale e che non hanno mai
potuto praticare queste tecniche per i problemi legislativi contingenti.
Bisognerebbe che essi vadano a fare un training formativo all’estero dove
queste tecniche si sono sempre praticate senza vincoli. Mi chiedo con quali
fondi lo stato potrà permettere la formazione di questi professionisti che
dovrebbero per almeno un semestre stare lontani dal proprio posto di lavoro? Non
è facile infatti imparare a reperire e selezionare i donatori o le donatrici di
gameti, acquisire le capacità di sincronizzazione dei cicli tra donatrici e
riceventi, elaborare e discutere i delicati consensi informati, come per gli
embriologi non è facile vitrificare ovociti, non è facile recuperare
spermatozoi utili per una fecondazione da un seme congelato di donatore, non è
la stessa cosa del fresco. Prima del 2004, anno in
cui è entrata in vigore l’incostituzionale legge, 40 le tecniche eterologhe
erano praticate solo dai centri privati, in quanto sin dal 1985 era in vigore
la Circolare Degan che vietava questa
pratica nei centri pubblici proprio per problemi di costi. Oggi quindi nei
centri privati diretti e coordinati da operatori che hanno esperienza
ultradecennale le coppie possono certamente trovare maggiore esperienza per la
competenza precedentemente maturata. Nei
centri privati italiani ci sono oggi professionisti che hanno fatto la storia
della PMA a livello internazionale. Sono convinto che dietro l'acceso dibattito sulle delicate questioni morali che comunque non mancano si cela soprattutto un problema molto concreto: ovvero la mancanza di fondi per i centri pubblici. Basta vedere quello che è già successo con la Fecondazione assistita omologa. Anche le Regioni che erano partite con un ticket basso, poche decine di euro sono poi state costrette ad alzarlo anche molto oltre i 1000 euro, e l'eterologa è sicuramente più costosa. Senza poi parlare delle lunghe liste di attesa. A questo punto mi chiedo: se la Lorenzin per inserire l'eterologa nei centri pubblici fosse costretta a togliere altre prestazioni a carico del servizio sanitario nazionale? Questo sarebbe giusto? Quali sono le prestazioni che debbono essere realmente considerate prioritarie per il diritto alla salute dei cittadini? Malatempora currunt! … una scelta il ministro doveva farla, appunto quella della retromarcia era la più salomonica, ma nel frattempo la giustizia è andata ulteriormente avanti. I magistrati dei tribunali danno ragione alle coppie che vogliono rimanere in Italia, vedi per esempio l’ordinanza di Bologna del 14 agosto 2014 che, accogliendo i ricorsi di due coppie, ha riconosciuto il diritto ad accedere all'eterologa nel nostro paese. La decisione dei giudici bolognesi conferma che non si può parlare di vuoto normativo e che in Italia è possibile partire sin da ora con l'eterologa, richiesta, secondo le stime da circa 10.000 coppie, ma ora solo i privati sono pronti e tra i pubblici forse solo qualcuno e solo in qualche regione. Questa pillola ai politici non
scende giù, per cui continuano imperterriti a interporsi con arroganza tra
medico e paziente.
(*) Prof. Lamberto
Coppola Direttore dei Centri Integrati di Andrologia e Fisiopatologia della Riproduzione Umana Tecnomed (Nardò- Lecce) e Casa di Cura Fabia Mater (Roma). |